Su SportFlash24, il Direttore Luigi Gallucci intervista il noto Giornalista Ivan Zazzaroni (prima firma dello storico quotidiano “Corriere dello Sport-Stadio”.
Partiamo subito con l’argomento più amaro. Negli ultimi 8 anni la nostra Nazionale ha fallito 2 qualificazioni consecutive alle fasi finali della Coppa del Mondo: una sequenza mai registratasi prima nello Stivale. Come si può venir fuori, secondo lei, da questa situazione?
“Le eliminazioni sono il termometro del nostro calcio. Se siamo fuori dal Mondiale, è perché non ne siamo all’altezza. In questa fase non abbiamo un sistema efficiente e, laddove non riescono a incidere fortemente il talento individuale e il fattore motivazionale, restiamo in balia degli episodi, vedasi, ad esempio, i rigori tirati benissimo ai campionati europei, nell’estate 2021, e malissimo pochi mesi dopo, nelle due partite contro la Svizzera, cruciali per la qualificazione attraverso la fase a gironi continentale. Spero tanto che qualcosa di buono possa venire fuori prendendo, come modello di riferimento, il Napoli di De Laurentiis nel suo insieme”.
Volente o nolente, in Qatar si stanno scrivendo nuove pagine della Coppa del Mondo. Per la prima volta in contemporanea, una squadra asiatica (Giappone) e una africana (Marocco) vincono gironi Mundial…e, sempre per la prima volta, una compagine del Sol Levante (quella nipponica) batte, nello stesso raggruppamento, 2 Nazionali ex vincitrici…
“Questi risultati non mi sorprendono. Negli ultimi anni c’è stato un livellamento del calcio verso il basso. Nelle Nazionali storiche si è avuta una riduzione dei talenti, mentre in quelle con minore tradizione sono migliorate sia la preparazione fisica che quella tattica”.
Sia Giappone che Marocco sono a forte trazione di giocatori che militano in club professionistici rientranti nella sfera organizzativa della Uefa, considerando, in tutto ciò, anche le squadre turche. Stesso discorso per 3 seconde classificate ammesse agli Ottavi: Stati Uniti, Senegal e Australia. Dato tale contesto, si può affermare che l’Europa, nonostante tutto, è ancora il cuore pulsante del calcio professionistico mondiale?
“Lo è perché è il continente che importa più di tutti gli altri. Il livello tecnico di un Mondiale, però, è inferiore a quello di una Uefa Champions League. E ciò accade perché, mentre nei club europei, soprattutto quelli di vertice, gli allenatori possono contare su più talenti inseriti all’interno delle rispettive Rose, nelle Nazionali i selezionatori aggregano ciò che ogni singolo Paese esprime in quel determinato momento in termini di calciatori. E a quel punto il parametro del talento mediamente si abbassa”.
Germania al secondo ko consecutivo nei gironi, dopo il flop in Russia. Cosa significa?
“La Germania ha avuto problemi di ricambio generazionale. E’ una Nazionale che ha perso progressivamente in qualità e fisicità. E i nuovi attaccanti, vedi lo stesso Gnabry, non sono assolutamente paragonabili a gente come Gerd Muller e altri bomber che hanno fatto la storia del calcio tedesco. Esempio lampante di questa carenza è il fatto che il Bayern Monaco, il club più rappresentativo della Nazione, per 8 anni si è affidato a un centravanti polacco, Lewandowski, passato solo qualche mese fa al Barcellona”.
Belgio: 3° nel 2018, ma stavolta già fuori dai giochi. Secondo lei si tratta di una generazione d’oro o …di bronzo?
“Secondo me, il Belgio degli ultimi anni è sempre stato un bluff. Una squadra…non squadra: ricca di individualità, ma senza schemi convincenti. Tra noi c’è chi resta affascinato dalle giocate dei singoli (Eden Hazard, De Bruyne, Mertens, Lukaku); ma alla fine in campo, a livello di team, è sempre mancato qualcosa. L’occasione buona, secondo me, l’hanno avuta in Russia”.
Quale chiave di lettura rispetto all’uscita un po’ a sorpresa dell’Uruguay?
“L’usura, non solo fisica ma anche mentale, dei giocatori migliori”.
Singoli calciatori: in Qatar stanno emergendo nuovi talenti?
“Francamente, non ho visto veri nomi nuovi, perché molti di questi, compresi i giovani argentini, spesso li vediamo giocare in Europa”.
Il Mondiale sta offrendo partite dai ritmi tendenzialmente non molto alti. Si aspettava qualcosa di più da questo punto di vista, dato che siamo in autunno e i giocatori stavolta non sono arrivati all’evento con 50 partite nelle gambe?
“Beh, un filo meglio rispetto agli altri Mondiali, che si disputavano a fine stagione. Del resto, si gioca ogni 3 giorni e il calcio che vediamo nella rassegna qatariota è quello di sempre. Gli allenatori devono calibrare gli sforzi in base a un calendario molto serrato… e ogni CT spera di indovinare le 5 partite giuste per vincere la Coppa”.
Ambito tattico: ha notato qualche novità?
“Tatticamente questo Mondiale è caratterizzato soprattutto da duelli individuali, uno contro uno. Del resto, i selezionatori delle squadre hanno avuto pochissimo tempo per preparare il torneo e hanno dovuto affidarsi soprattutto alla qualità dei singoli giocatori, lavorando un po’ sulla parte fisica e un po’ sotto il profilo motivazionale”.
Passiamo ai pronostici sugli imminenti ottavi di finale, espressi in percentuali di qualificazioni ai Quarti…
“Argentina-Australia…70% e 30;
Olanda-Stati Uniti… 50 e 50;
Inghilterra-Senegal… 51 e 49;
Giappone-Croazia…49 e 51;
Marocco-Spagna…40 e 60;
Portogallo-Svizzera…60-40;
Brasile-Corea del Sud… 70-30;
Francia-Polonia…100 e 0, soprattutto se il commissario tecnico polacco Michniewicz metterà in campo la squadra come ha fatto nell’ultimo incontro del girone contro l’Argentina”.
Le tre squadre che saliranno sul podio a “Qatar 2022”?
“Brasile, Francia, Spagna”.