Un calcio che non c’è più
Giuseppe Mascara, ex attaccante con una lunga carriera tra Catania, Napoli, Palermo e altre squadre italiane, racconta il suo punto di vista sul calcio moderno. In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, spiega come il gioco sia cambiato rispetto ai suoi tempi. “Vivevo il calcio come divertimento”, afferma, sottolineando che per lui era essenziale che anche i tifosi si divertissero.
Oggi, però, il calcio è diverso. Mascara nota come si sia passati dagli uno contro uno, tipici del suo stile di gioco, a un calcio più schematico e preordinato. “Oggi si gioca con i ‘dai e vai’, con triangolazioni continue. Non c’è più spazio per l’improvvisazione”, afferma con un pizzico di nostalgia.
Mascara: Politano, Berardi e il talento di Soule
Nonostante il cambiamento del gioco, Mascara riconosce alcuni calciatori in cui rivede il proprio stile. “Mi ritrovo un po’ in Matteo Politano e Domenico Berardi”, dice, citando due degli esterni offensivi più tecnici e imprevedibili della Serie A.
Inoltre, non nasconde la sua ammirazione per alcuni giovani talenti. “Mi piace Matías Soulé della Roma, e spero che Simone Pafundi riesca a emergere”, commenta parlando del giovane talento dell’Udinese, considerato da molti un futuro campione. Ma nel complesso, il giudizio sull’attuale generazione di calciatori non è del tutto positivo.
Il calcio robotizzato
Secondo Mascara, il problema nasce già nelle scuole calcio. “Formano giocatori robotizzati, si privilegiano i più robusti e le giocate sono preordinate”, critica. Un cambiamento che, a suo avviso, ha reso il calcio meno spettacolare e meno legato all’estro dei singoli.
L’ex attaccante vede sempre meno calciatori capaci di accendere la partita con una giocata imprevedibile. “Mi incanta Dybala e fine”, ammette, lasciando intendere che i giocatori dal talento puro sono ormai una rarità.
Mascara: Il ricordo di Mihajlovic
Nel corso dell’intervista, Mascara spende anche parole toccanti per Sinisa Mihajlovic, scomparso nel 2022. “Un uomo di grande spessore, burbero fuori ma buono dentro”, lo ricorda con affetto.
Racconta anche un aneddoto legato agli allenamenti: “Il venerdì, alla fine della seduta, ci sfidavamo sulle punizioni. Lui era un fenomeno, ma ogni tanto mi faceva vincere per tirarmi su di morale”. Un piccolo gesto che racconta molto del carattere del serbo.
Mascara conclude ricordando gli ultimi scambi di messaggi con Mihajlovic durante la sua malattia. Un legame profondo, che va oltre il calcio, e che conferma la grande umanità dell’ex allenatore e campione serbo.