Ha parlato anche del Napoli Carlo Nicolini, dirigente sportivo ed ex preparatore dello Shakhtar, a 1 Station Radio. Di seguito le sue dichiarazioni rilasciate nella trasmissione (condotta da Luca Cerchione) ‘1 Football Club’.
Lei conosce benissimo David Neres, avendolo allenato allo Shakhtar Donetsk. La fragilità dell’attaccante del Napoli era così difficile da prevedere?
“No. Allora, a prescindere dal fatto che gli infortuni possano sempre capitare, lo storico dei giocatori va sempre studiato. Se dai via Kvaratskhelia – perché era chiaro che sarebbe andato via, non si raccontino storie – dovevi essere più pronto e avere un’alternativa valida. Quando un giocatore non rinnova, significa che prima o poi partirà. Il Napoli doveva pensarci prima, perché nel calcio queste cose succedono. È quasi un karma: se sbagli, prima o poi paghi gli errori. Adesso si trovano in una situazione veramente delicata e rischiano di compromettere il mezzo miracolo meritatissimo che avevano costruito fino a questo punto”.
Ma la storia clinica pregressa di David Neres lasciava presagire che non sarebbe stato un calciatore da 50 presenze stagionali?
“Questa è una valutazione che devono fare lo staff tecnico e medico. Quando fai le visite mediche, devi analizzare tutto e portare queste informazioni alla dirigenza prima dell’acquisto. Certo, non è una scienza esatta, non è matematica. Il fatto che un giocatore sia stato spesso infortunato non significa per forza che si farà male di nuovo, ma sicuramente è un rischio da mettere in preventivo. All’inizio, la scelta di Neres poteva anche essere perfetta, perché c’era Kvara e lui poteva fare l’alternativa. Giocando a intermittenza, il rischio infortuni era ridotto al minimo. Poi però gli infortuni possono sempre capitare”.
Napoli, errore di valutazione…
“Probabilmente il Napoli ha pensato che giocando solo una volta a settimana, il rischio si sarebbe ridotto rispetto a squadre impegnate nelle coppe europee. Ma non è una scienza esatta. Tuttavia, con le statistiche a disposizione, si poteva prevedere questa situazione e, a gennaio, bisognava trovare una soluzione. Magari anche prendendo un giocatore di livello inferiore, ma pronto all’uso, a differenza o insieme ad Okafor”.
Quindi l’errore non è stato nel non prevedere l’infortunio di Neres, quanto nel non prendere subito una riserva pronta?
“Esatto. Quando costruisci una squadra, devi avere sempre 15-16 giocatori pronti, perché infortuni, squalifiche o cali di forma possono sempre capitare. Se sai di essere contato in alcuni ruoli, devi prendere un giocatore già pronto. Anche perché un calciatore, pur stando bene fisicamente, può avere una giornata no. Un allenatore deve avere la possibilità di cambiare qualcosa. Se invece prendi un giocatore fuori forma come Okafor, che deve rimettersi in condizione, significa che per due mesi metti in preventivo che gli altri debbano giocare sempre al suo posto, aumentando il rischio di infortuni. Poi, nel calcio, la sfortuna esiste, ma alcune situazioni vanno gestite meglio. Poteva anche capitare che uno tra Raspadori e Politano avesse un calo di forma a febbraio… e allora cosa fai? Dovevi avere qualcuno pronto, e non mi sembra che sia stato così”.
‘Quella’ dichiarazione sull’addio tra Kvara e il Napoli
Ha affermato che fosse chiaro già da settembre-ottobre che Kvaratskhelia sarebbe andato via, giusto?
“Per me sì. Quando un giocatore non rinnova e si vede che è malumorato, le sue prestazioni ne risentono. Si capiva chiaramente. Poi, ripeto, fare mercato a gennaio non è mai facile, perché i prezzi salgono e le società cercano di sfruttare la situazione. Ma il Napoli, vista la posizione di classifica e la possibilità concreta di lottare per lo scudetto, avrebbe dovuto fare un sacrificio. Non era terzo o quarto a inseguire la Champions, stava giocandosi il campionato. Se perdi un giocatore chiave, devi rimpiazzarlo. Va bene scommettere su un talento che puoi rilanciare, ma almeno dovevi affiancargli qualcuno già pronto, anche di un livello inferiore, ma utile per dare a Conte quei 20-25 minuti di qualità a partita. Perché alla fine, quando numericamente sei sotto organico, la paghi. Lo si è visto con la Juventus, con il Milan… l’unica che non paga gli infortuni è l’Inter, perché ha due-tre giocatori validi per ogni ruolo. Gli infortuni dell’Inter passano in secondo piano, mentre quelli di Juventus e Napoli diventano problemi enormi, che costringono gli altri giocatori a fare straordinari. E gli straordinari, paradossalmente, portano ad altri infortuni”.
E ora, per il Napoli…
Con questo mercato deficitario e senza una vera sostituzione di Kvaratskhelia, il Napoli si è giocato le chance di vincere lo scudetto?
“Sicuramente non le ha aumentate, anzi, le ha diminuite. Il Napoli stava overperformando, meritando tutto quello che aveva conquistato. Io ero convinto che con Conte e senza coppe avrebbe fatto un grande campionato, anche se non mi aspettavo che fosse primo in classifica. Forse pochi lo avrebbero previsto. Arrivati a questo punto, non aver fatto uno sforzo per rinforzarsi e mantenere almeno le stesse possibilità di vincere lo scudetto mi sembra… presuntuoso. Lo ripeto, fare mercato a gennaio è difficile, ma se hai questa classifica e questa opportunità, devi provarci. Ora l’obiettivo Champions League è quasi assicurato, ma con 14 giornate alla fine, il Napoli ha ridotto drasticamente le sue possibilità di vincere lo scudetto. Mi auguro che il Napoli possa comunque lottare fino alla fine, stanno facendo un campionato incredibile, in condizioni più difficili rispetto ad altre squadre. Però mi sarei aspettato qualcosa in più dal mercato”.
Conte…
Se fosse al posto di Conte, dopo questo mercato, sarebbe arrabbiato?
“È difficile dirlo, perché solo lui e la società sanno cosa si siano detti in privato. Non sappiamo cosa Conte avesse chiesto o preteso. Però, dopo sette mesi di lavoro straordinario, trovarsi a febbraio in questa posizione e non vedere la società fare un passo in più per consolidare il vantaggio, potrebbe averlo deluso. Magari non era stato promesso nulla, ma penso che lui stesso si aspettasse un aiuto. Se aveva chiesto rinforzi e non sono arrivati, avrebbe ragione a essere arrabbiato. Ma credo che tutti dovrebbero esserlo: Conte, la società e i tifosi. Se perdi lo scudetto per pochi punti, con dei rimpianti, diventa pesante. Se lo perdi perché gli altri sono stati più bravi, lo accetti. Ma se sai di averlo perso per colpa tua, il rammarico resta. E queste crepe, nel tempo, possono pesare anche sui rapporti interni”.
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