Ziliani: il Milan quest’anno avrebbe potuto permettersi di acquistare (faccio un esempio) Osimhen dal Napoli anche spendendo 90-100 milioni. I soldi c’erano e ci sono ancora

Paolo Ziliani, tramite un tweet sul suo profilo X, approfondisce la situazione economica della proprietà del Milan, Red Bird con Cardinale presidente. Queste la dettagliata analisi del giornalista Ziliani:

Ziliani: “La verità che ogni tifoso del Milan deve sapere”

L’ho raccontata due mesi fa proprio qui, in tutta la sua crudezza. Ed è una verità che inchioda alle loro colpe la proprietà americana e i suoi dirigenti yes men. Dopo l’esonero del capro espiatorio Fonseca a copertura delle responsabilità di Cardinale & company, ripropongo in lettura libera a tutti l’articolo scritto il 2 novembre (e ancora attuale) sulla miope, taccagna e rovinosa gestione di Red Bird e sulla compagnia di giro composta da Ibrahimovic, Furlani e compagnia cantante, le vere rovine del Milan di oggi.

Il Grande Inganno di Red Bird:

Il Milan è la sua mucca da mungere. Ci sono 100 milioni da spendere ma Cardinale preferisce tenerseli (e ne spende 100 in “servizi”) Nel rispetto del FPF il Milan è da tempo in condizione di investire sul mercato. E non aveva alcun bisogno di cedere Tonali. Ma ora la tirchieria degli americani rischia di trasformarsi in un harakiri.

C’è una cosa che devono sapere i tifosi del Milan

Ai tifosi del Milan non farà piacere, ma c’è una cosa che devono sapere. Il Milan un anno fa avrebbe potuto tranquillamente tenere Tonali e allo stesso tempo acquistare sul mercato, proprio come fece ma senza bisogno di vendere il suo uomo-squadra, Pulisic e Reijnders a 20 milioni e Loftus-Cheek a 18,9 senza che nulla cambiasse a livello di bilancio, usando i soldi che erano nella sua disponibilità e rispettando i parametri UEFA.

Il Milan quest’anno avrebbe potuto permettersi di acquistare (faccio un esempio) Osimhen dal Napoli anche spendendo 90-100 milioni

E in ogni caso, visto che Tonali fu invece venduto: il Milan quest’anno avrebbe potuto permettersi di acquistare (faccio un esempio) Osimhen dal Napoli anche spendendo 90-100 milioni. I soldi c’erano e ci sono ancora. E insomma è giunto il momento di cominciare a dire che il club rossonero, che la proprietà americana a dispetto della narrazione buonista dei media italioti ha letteralmente preso in ostaggio, ha il diritto – oltre che i requisiti – di tornare a comportarsi da grande club come la sua storia e il suo stato di perfetta salute finanziaria di oggi gli consentono di fare. Cominciando a comprare campioni e non mezzi giocatori. E tornando ad essere il Milan, non qualcosa che vagamente lo ricorda.

Ziliani: È una brutta storia quella che sto per raccontare ai tifosi …

È una brutta storia quella che sto per raccontare ai tifosi dell’unico club (Real Madrid a parte) che può vantare 7 Coppe dei Campioni nella sua bacheca. Una storia odiosa. Perchè da una parte c’è una tifoseria di milioni di persone sparse in ogni angolo del pianeta. Tifoseria che da anni viene frustrata nella legittima aspettativa di vedere il Milan – secondo club più titolato al mondo – tornare a rivivere i fasti di un tempo. Dall’altra c’è una proprietà americana, Red Bird (o se preferite una comproprietà: Red Bird-Elliott) che dopo avere rilevato l’AC Milan lo tratta come un’azienda da cui mungere soldi e non come un club nato “anche e soprattutto” per fare calcio, produrre risultati sportivi e conquistare trofei (che poi sarebbe il modo migliore per mungere dalle sue mammelle ancora più soldi).

Ma loro … del Milan se ne fregano

Ma loro, Gerry Cardinale di Red Bird, il fondo Elliott che gli ha prestato i soldi e che aspetta la restituzione di 700 milioni e i dirigenti-soldatini di casa Milan, in primis l’immarcescibile presidente Scaroni e il rampante (una volta si sarebbe detto: lo yuppie) ad Furlani, del Milan se ne fregano.

E con un’ottusità degna di miglior causa lo trattano come un’Udinese o un Verona qualsiasi (detto con tutto il rispetto per l’Udinese e il Verona) senza nemmeno accorgersi di andare incontro all’harakiri del secolo. Fare implodere il Milan in stile Colosso di Rodi – sta già accadendo – dopo averlo ridotto a un’accozzaglia di giocatori sempre più confusi e allo sbando cui sarà difficile, nelle condizioni in cui il club si ritrova, ottenere la qualificazione alla prossima Champions League. Innescando così una valanga che alla fine travolgerà prima di tutto loro, i cinici, miopi, sprezzanti dirigenti americani – e non solo americani – del sempre più sventurato Milan di oggi.

Ziliani: state per caso ancora pensando a Tonali, a Osimhen … ora vi spiego tutto

Domanda: state per caso ancora pensando a Tonali, a Osimhen e ai 100 milioni di cui parlavo a inizio articolo? Beh, ora vi spiego tutto. Cominciando col dire che il Milan, che ha chiuso il bilancio 2023-24 con 4,1 milioni di utile e un fatturato record di 456,9 milioni a dispetto dei minori proventi televisivi UEFA, e da botteghino, dovuti all’uscita ai gironi in Champions League (mentre l’anno prima la squadra era arrivata alla semifinale), è il top club italiano che in rapporto alle risorse a disposizione spende meno. Sommando i costi degli stipendi a giocatori e staff tecnico, degli ammortamenti dei cartellini e delle parcelle agli agenti il Milan spende infatti meno della metà del suo fatturato, il 49 %, contro il 52 del Napoli, il 72 dell’Inter e l’80 della Juventus.

È importante dire qui che l’UEFA …

È importante dire qui che l’UEFA, che nella stagione 2025-26 fisserà al 70% dei ricavi la soglia di spesa massima possibile di un club, ha tracciato una tabella d’avvicinamento che consentiva nella stagione da poco conclusa di spendere il 90 %, in quella in corso l’80 % e l’anno prossimo e per sempre il 70 %. Ebbene, il Milan con il suo 49 % è già oggi 21 punti sotto la soglia del 70 % indicata come traguardo finale.

Ziliani: in un articolo scrivevo:

In un articolo postato il 30 agosto scorso proprio qui su Substack scrivevo che “la situazione dei tre più importanti club italiani è la seguente: il Milan ha uno “squad cost ratio” del 48 % (400 milioni di ricavi e 194 di costi), un risultato eccellente quindi. L’Inter si attesta invece al 70 % (409 milioni di ricavi, 287 di costi): un livello comunque già sufficiente a metterla in regola con largo anticipo rispetto al tetto da raggiungere nel 2025-26, appunto del 70 %. Ben più pesante è invece la posizione della Juventus: che ha uno “squad cost ratio” molto alto, l’84 %, dovuto ai costi esorbitanti della squadra (407 milioni) che arrivano a sfiorare la cifra dei ricavi totali (483 milioni)”.

C’è poi un’altra questione da considerare…

C’è poi un’altra questione da considerare che riguarda Milan e Juventus oltre a PSG, Marsiglia, Monaco e Besiktas. Quella del Settlement Agreement UEFA che obbliga questi club a non accumulare negli esercizi 2022-23, 2023-24 e 2024-25 perdite a bilancio superiori a un totale di 60 milioni. I club sono tenuti ogni sei mesi a comunicare lo status quo dei loro bilanci al CFCB (l’organo di controllo dei bilanci dell’UEFA) e nel 2026 l’UEFA esaminerà i conti di ognuno e sanzionerà, in caso di mancato rispetto dei parametri, i club inadempienti.

Contrariamente alla Juventus che ha chiuso gli ultimi due bilanci con …

Ebbene, anche qui il Milan è in una botte di ferro. Contrariamente alla Juventus che ha chiuso gli ultimi due bilanci con una perdita complessiva monstre di 322 milioni (!!!), 123,7 un anno fa e 199,2 quest’anno (e davvero non si capisce come il club bianconero possa rientrare sotto la soglia dei 60 milioni di perdite massime da qui a giugno e salvarsi così dai fulmini dell’UEFA), il Milan ha chiuso i suoi bilanci con due attivi da 10,2 milioni in totale: 6,1 un anno fa, 4,1 oggi.

Conclude Ziliani

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