Baiano: ”Bove, appena ripresosi in ospedale, ha chiesto solo di uscire e di tornare a giocare? Gli auguro che ciò avvenga il prima possibile, ma è prematuro dare risposte”
La testata sportiva News.Superscommesse.it ha raggiunto in esclusiva Francesco Baiano. Tanti i temi affrontati in quest’intervista: dal futuro di Bove al derby di Coppa Italia Fiorentina-Empoli fino alla lotta scudetto. In questo estratto, il protagonista per tanti anni dell’attacco viola insieme a “Batigol” ha espresso il suo parere sull’Atalanta, che ritiene avere maggiori chance di vittoria del tricolore anche rispetto all’attuale capolista della Serie A: il Napoli.
L’Atalanta ha una rosa di una profondità disarmante. Dopo aver vinto anche a Roma (l’ottava gara di fila), può essere inserita nel novero ristretto delle favoritissime allo Scudetto, in questo Campionato fin qui equilibratissimo?
“Sono assolutamente d’accordo anche qui. L’Atalanta non è più, da tempo, una squadra da mettere in seconda fascia. La vittoria dell’Europa League le ha dato, poi, ancora più forza. La trovo più accreditata di molte altre squadre, ad esempio del Napoli, che la Dea ha battuto 3-0 in casa sua. Poi, se vincerà davvero lo Scudetto questo non lo so, perché dipenderà da chi a marzo avrà maggiore benzina nelle gambe”.
Bove, appena ripresosi in ospedale, ha chiesto solo di uscire e di tornare a giocare. So che è una domanda da un milione di dollari, ma secondo te, a sensazione, lo rivedremo calcare i campi da gioco in Italia?
Io gli auguro che ciò avvenga il prima possibile, ma è prematuro dare risposte, perché ancora non sappiamo con precisione cosa abbia avuto. Sento dai medici, nei vari commenti sui giornali, che ci vorrà un po’ di tempo prima di poterlo capire.
Con le regole che ci sono in Italia non si sa. Spero che la crisi di domenica sia dovuta ad un problema non grave, che gli permetta di tornare a giocare; anche perché, a 22 anni, il calcio è tutto per lui. La cosa più importante, però, è bene ricordarlo, è la vita.
In Italia c’è una normativa severa in fatto di idoneità sportiva, a differenza di altre Nazioni, come l’Inghilterra. Basta guardare il caso di Eriksen. Si sente di stare dalla parte della legislazione italiana o di dove si lascia al giocatore, una volta presentati i rischi, l’ultima parola sul proprio futuro professionale?
Non solo Eriksen, anche Kanu, quando giocavo anch’io, ebbe la stessa esperienza e andò a giocare in Premier League. Gli mettono un “affarino” nel cuore e con quello riprendono l’attività agonistica.
In Italia non funziona così ed io penso che abbiamo ragione noi: la vita deve essere sempre il bene primario da salvaguardare.
Conclude Baiano
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