Il Napoli di Conte: di seguito un articolo tratto dall’edizione odierna della Gazzetta dello Sport. “Un solo gol preso nelle ultime cinque giornate di campionato, per di più su calcio di rigore. La rinascita del Napoli riparte da qui, dalla base di ogni trionfo, almeno nella storia della Serie A. Perché una squadra vincente deve essere innanzitutto granitica, impenetrabile. Dal mercato è arrivato Alessandro Buongiorno, il miglior difensore per impatto immediato e pensando al futuro. E con la solidità di Buongiorno, è tornato al top anche Rrahmani, ora sui livelli di quando faceva coppia con Kim nell’anno dello scudetto”.
L’unica partita persa finora dal Napoli…
“Il Napoli ha perso una sola partita, l’unica saltata fin qui da Buongiorno. Non è e non può essere un caso. Quando si parla della capacità di Conte di saper entrare nella testa dei propri giocatori, il riferimento non è casuale. Antonio ha una cultura del lavoro maniacale e passionale. Passa ore e ore sul campo a fare e rifare movimenti ed esercitazioni, per avvicinare la perfezione. Nessuna squadra potrà mai raggiungerla, ovviamente, ma l’obiettivo deve essere avvicinarsi il più possibile, avere desiderio di migliorare, imparare a soffrire oggi per poter festeggiare domani”.
Il gruppo del Napoli
“Ma il primo comandamento del calcio contiano resta il sapere mettere ‘il noi davanti all’io’, pensare di insieme, lavorare sempre di squadra. Questo è il punto di partenza del lavoro di Conte e del suo staff. Non esistono prime donne ed è per questo che nelle squadre di Conte i big sono i primi a dare l’esempio, a tirare il gruppo, a sacrificarsi. Come sa fare Lukaku, come sta facendo McTominay. Conte chiede il massimo prima di tutto a se stesso, proprio perché poi pretende il massimo pure dai suoi giocatori e dal suo staff. E questa filosofia si è già impadronita dello spogliatoio azzurro: si vede nel sacrificio, nelle rincorse a tutto campo, nella riaggressione compatta. E nelle esultanze di squadra”.
L’unità
“Il Napoli è tornato a essere un corpo solo: squadra, staff, società e tifosi. L’arrivo di un top player come McTominay a centrocampo lo ha convinto ad accelerare il passaggio a un sistema di gioco moderno e imprevedibile”.
I moduli
“Di base, senza palla, il Napoli difende col 4-3-3 ma poi con lo sviluppo dell’azione si trasforma, anche sfruttando la fisicità e la qualità dello scozzese ex United. Che può alzarsi a supporto di Lukaku per un 4-2-3-1 (come visto con la Juve a Torino) o addirittura mettersi in linea con Rom, per un 4-2-4 di sfondamento, come col Monza. Le corse di Politano a seguire Kyriakopoulos, però, sembravano riportare la difesa a 5, con Di Lorenzo più stretto a Rrahmani e Buongiorno. Il Napoli ha già imparato a essere camaleontico, a dare la sensazioni di saper cambiare pelle in base alla situazione di gioco e non all’avversario. Roba da grande squadre, da gruppo con grandi ambizioni”.