Leone del futuro – Premio Venezia opera prima “Luigi De Laurentiis”
Il Leone del futuro – Premio Venezia opera prima “Luigi De Laurentiis” è un premio assegnato alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il riconoscimento è conferito, dal 1996, ideato da Aurelio De Laurentiis in memoria di suo padre. Si tratta dell’unico riconoscimento per cui concorrono tutte le opere prime di lungometraggio, presentate in una delle selezioni ufficiali (concorso e Orizzonti) o parallele. La Filmauro mette a disposizione di questo premio ogni anno 100.000 dollari per il produttore e il regista della migliore opera prima.
Festival di Venezia 2024, Sarah Friedland vince il Premio messo in palio da Aurelio De Laurentiis
Il Premio Venezia Opera Prima Leone del Futuro Luigi De Laurentiis, giunto alla ventottesima edizione, è stato vinto da Sarah Friedland. Il regista italiano Giuseppe Tornatore ha consegnato il riconoscimento alla regista statunitense nella Sal Grande del Festival del Cinema di Venezia. Familiar Touch ha vinto anche altri premi. La regista Sarah Friedland è stata insignita del premio Orizzonti come migliore regia. L’attrice Kathleen Chalfant ha vinto titolo di miglior attrice del Premio Orizzonti, sempre come protagonista.
Aurelio De Laurentiis celebra la vittoria di “Familiar Touch” al Festival di Venezia
Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli e fondatore di Filmauro, ha celebrato il film “Familiar Touch” e coloro che hanno lavorato al progetto con un post sui propri social ufficiali:
Sinossi
Familiar Touch è un film di (tarda) formazione. La trama tratta di una donna ottantenne nella transizione alla vita in una casa di cura, mentre affronta il rapporto conflittuale con sé stessa e coloro che la assistono, tra il cambiamento della sua memoria, dei suoi desideri e della percezione della propria età.
Commento della regista
Familiar Touch sperimenta con le convenzioni del racconto di formazione per mostrare come tutti siamo sempre in crescita. Le storie di anziani sono marginali nella nostra cultura, come se desiderio, sogni e autonomia finiscano molto prima dei nostri corpi e delle nostre menti. La studiosa femminista Lynne Segal scrive a riguardo: “mentre invecchiamo, cambiando di anno in anno, conserviamo anche, in una forma o nell’altra, tracce di tutti gli io che siamo stati, creando una sorta di vertigine temporale e in un certo senso rendendoci psichicamente di tutte le età e di nessuna età”. Il nostro film si situa in quella vertigine, poiché la nostra protagonista Ruth non solo rifiuta i ruoli che ci si aspettano da lei – Madre, Paziente, Vecchia Signora – ma anche l’identità legata alla sua età “corretta”, oscillando tra la sensazione di avere ottantacinque e venticinque anni. Ho iniziato a scrivere Familiar Touch poco dopo la morte di mia nonna, che aveva vissuto per molti anni con la demenza senile. Alla fine della sua vita sono rimasta turbata dal fatto che la mia famiglia avesse pianto preventivamente la sua morte. L’erosione della sua precisione linguistica li aveva spinti ad affermare che “non c’era più”, ciononostante il suo senso di sé si esprimeva attraverso il corpo, ossia picchiettando a ritmo e canticchiando.
L’esperienza personale a cui ha attinto la regista
Sei anni dopo ho iniziato a lavorare come badante per artisti newyorkesi con problemi di memoria. Ho imparato non solo a leggere il corpo dei miei clienti, ma anche a configurare il mio per sostenere la loro identità sociale. C’erano giorni in cui mi trattavano come badante, altri come una nipote o un’amica. Gli ho trasmesso intimità di cui necessitavano tramite gesti e tocco. Per la realizzazione del film ho attinto alla mia formazione di coreografa e regista di danza. Familiar Touch è raccontato attraverso la coreografia precisa e quotidiana di Ruth, la nostra protagonista, e il linguaggio fisico dell’assistenza. Alla realizzazione del film hanno partecipato sia come cast che come troupe i residenti e lo staff di Villa Gardens, una comunità di pensionati con assistenza permanente in California.