Andrea Carnevale è stato un ex calciatore: Napoli e Roma due delle squadre nelle quali ha militato. Oggi è direttore della sezione scouting dell’Udinese Calcio. L’ex attaccante del Napoli di Maradona ha rilasciato, in occasione dei suoi 63 anni il 12 Gennaio, una lunga intervista al quotidiano “La Repubblica”. Costretto da bambino a diventare rapidamente uomo a causa di una tragedia familiare, negli anni 80 fa il suo ingresso nel calcio che conta: lo scudetto con Maradona, la Nazionale di Vicini conquistata e persa per un “colpo di testa” e gli anni alla Roma. La squalifica per doping nella squadra capitolina e lo spaccio di cocaina. Da entrambi i processi uscirà assolto. Fino alla rinascita ad Udine grazie alla famiglia Pozzo e la scoperta di tanti talenti in giro per il mondo. Di seguito alcuni stralci dell’intervista.
Carnevale e il dramma adolescenziale
Carnevale proviene da una famiglia di umili origini di Monte San Biagio in provincia di Latina. Quando aveva 13 anni, il papà uccise la mamma mentre la stessa faceva il bucato nei pressi di un fiume. L’ex attaccante dichiara: “Mi ricordo di quando, in paese, parlavamo con i carabinieri di quello che succedeva a casa e ci dicevano: ‘Se non vediamo il sangue….’. Cosa potevo, cosa potevamo fare? Poi, quel giorno, il fiume si è colorato di rosso. Ho detto al maresciallo: ‘Ora vedi il sangue che volevi’. Ma non sono morto. Non sono morto. Ho fatto la mia vita”
Con Diego al Napoli
Carnevale ha vissuto gli anni d’oro dell’era Maradona. Suo tra l’altro il goal decisivo per il primo scudetto della squadra azzurra. Di Maradona ha detto: “Lo vedevo ogni giorno e ogni volta avevo la tremarella, perché Diego era immenso, una personalità emozionante, ero e sono fiero di averlo conosciuto. Quando arrivava lui, si fermavano gli aeroporti, gli alberghi, gli stadi. Lo marcavano in tre ma noi con lui partivamo sempre dall’1-0.”
Quel “vaffa” a Vicini
Alti e bassi quelli vissuti da Carnevale in nazionale. Vicini lo vuole tra i convocati sin dal 1989. Nel 1990 vive, ma solo in parte, le notti magiche del Mondiale. Sostituito al 52′ nella partita contro gli Stati Uniti si lascia scappare un’imprecazione. “Biscardi fece rivedere le immagini di quella telecamera puntata su di me e Vicini mi chiamò: ‘Andrea, ma che mi hai mandato affanculo?’. Io mi scusai, gli spiegai che era solo un’imprecazione ma dalla partita successiva mi lasciò in tribuna, fino alla fine del Mondiale.”
Le cadute di Carnevale
Nell’Ottobre del 1990, quando giocava alla Roma, insieme ad Angelo Peruzzi fu coinvolto in un caso di doping. I due furono incriminati per l’assunzione di uno stimolante, la fentermina, presente nel Lipopil, che si prendeva anche per perdere peso. Fu colpa mia – spiega – Dalla Federazione mi rassicurarono: ‘Prenderai uno o due mesi di squalifica’, anche perché la quantità era irrisoria, zero virgola. Invece mi diedero un anno, una mazzata – spiega -. Mi perquisirono casa, ci fu il processo penale. Ricordo che il pm disse: ‘Abbiamo trovato nella sua abitazione questo prodotto’. E il giudice: ‘Ah, quelle vitamine le prendo anche io’. Fui assolto.”
Nel 2002 l’arresto per spaccio e detenzione di cocaina: “Una telefonata che non dovevo fare, un millantatore che mi accusò, la mia solita ingenuità. Ma figuriamoci se mi mettevo a spacciare droga – racconta a proposito – Un periodo tremendo: un mese ai domiciliari, anni di processi. Volevo liberarmi e dissi al mio avvocato: ‘Perché non patteggiamo?’. ‘No, caro Andrea, non hai fatto niente, devi uscire innocente dal tribunale’. Aveva ragione: fui assolto”.
La rinascita con i Pozzo
L’ex calciatore attualmente è il capo dello scouting dell’Udinese Calcio: “Devo ringraziare la famiglia Pozzo, che in un momento di grande dolore mi ha chiamato e mi ha voluto all’Udinese: la mia salvezza, una gioia che forse non si può comprendere – aggiunge – È stato come rinascere, perché mi ero perso e avevo perso una moglie e i miei due figli.” Tanti i talenti scovati in giro per il mondo: “Handanovic andai a vederlo in una partita in cui subì tre gol, non giocò neanche benissimo ma capii il potenziale. Eravamo tre osservatori, al campo: lo feci prendere all’Udinese per 40.000 euro. Nel 2023 abbiamo avuto due campioni d’Italia, Zielinski e Meret, e due campioni del mondo, De Paul e Molina”. Un talento per il futuro? Simone Pafundi: “Deve solo avere pazienza e ascoltare i consigli di chi gli vuole bene”
Il calcio di Carnevale
L’ex di Roma e Napoli ha voluto anche dichiarare cos’era il calcio per lui: “Non ho più niente di quando ero calciatore. Regalavo tutto per il sorriso di un bambino. Ora ho una maglia dell’ultimo scudetto del Napoli, me l’ha data Zielinski, che abbiamo portato in Italia a 16 anni. Ma non ha la cazzimma di Carnevale. Nella vita sono stato un cogl*one, in campo ero un bastardo, calcisticamente parlando. Io giocavo per la fame, per il piatto della sera. Oggi i ragazzi, i genitori, i procuratori a cosa guardano? Ai soldi. Fanno i loro interessi, ci mancherebbe, ma se giochi per fame è un’altra cosa”
Così conclude l’ex attaccante