Intervista esclusiva di TerzoTempoNapoli a Francesco Orabona, Direttore Sportivo.

Orabona, il Calcio mondiale è marcio?

“E’ molto marcio. E pensare che il Calcio è lo sport più importante e rappresentativo in tutto il mondo. Sono del parere che dove c’è il business, c’è il danno e la beffa. Secondo me il Calcio mondiale è molto corrotto. E le varie indagini, di questi anni, non solo in Italia ma anche in tanti altri Paesi, fanno capire come sia marcio questo Calcio”.

Ed in Italia?

“In Italia ed altrove, ogni dieci anni emerge uno scandalo. Di partite truccate. E di tante altre situazioni. Dai Passaporti al Doping…”.

Orabona, i media come potrebbero aiutare a migliorare il Calcio?

“Dicendo la verità. Raccontando la verità. Riportando i fatti del Calcio in maniera corretta e giusta. Purtroppo molte testate giornalistiche, a livello nazionale e regionale, sono molto faziose. Ognuna di esse porta acqua al suo mulino. Ed è anche per questo che l’appeal del Calcio, in Italia, è molto diminuito. Diversamente dagli stadi dei Paesi esteri. Nei quali, anche nei talk show, si capisce la verità. Si racconta la verità”.

Le riforme che vorrebbe vedere attuate per cambiare il Calcio in meglio?

“In primis riformerei la Coppa Italia. Farei un format in stile inglese. Facendo partecipare anche le squadre di Eccellenza. Facendole giocare in casa. Si avrebbe un maggiore seguito. Un rientro economico per le squadre Dilettantistiche. Poi tornerei anche al precedente format della Supercoppa nazionale. Nelle Categorie inferiori di Serie D e Serie C, toglierei gli “Under”. Inserendo premi, a fine stagione, per le compagini che schierano il maggior numero di giovani. Sono contento, invece del format della Serie A. Con le rose da 25 Calciatori. Che hanno tutti lo spazio necessario per giocare. In più, cambierei i vertici della Federazione. E dei Comitati Regionali. Più persone “pulite”. E più ex Calciatori, che hanno calcato i palcoscenici della Serie A e della Nazionale”.

Orabona, cosa le piace ancora del Calcio?

“Il Calcio è passione. E’ sentimento. Il Calcio è emozione. In qualsiasi Categoria, alla quale si partecipi, si riesce comunque a vivere una grande emozione. Dalla Serie A alla Terza Categoria. Il Calcio è bello perché c’è il pubblico. C’è spettacolo. Per i ragazzini, per i Settori Giovanili, è bello anche veder crescere un giovanotto. Che ambisce a calcare i grandi palcoscenici”.

Cosa non sopporta più del Calcio?

“Quasi tutto. Non sopporto che gli Allenatori si “autofinanzino”. Ci sono tanti Allenatori, anche in Serie C, che si “autofinanziano”. Non parliamo della Serie D. Non sopporto i Direttori Sportivi che si “autofinanziano”. I Presidenti truffatori. Che comprano, a titolo gratuito le squadre, per poi farle fallire. Chi prende soldi da un “Under”. Per farlo giocare titolare. Il Calcio Scommesse. Il Doping. La Figc. Che è un sistema corrotto. I Comitati Regionali. Non accetto che nei Settori Giovanili non si lavori in un certo modo. Cioè in maniera professionistica e professionale. Non sopporto che nei Settori Giovanili ci siano ancora tanti Allenatori che percepiscono un semplice rimborso. Invece dovrebbe essere il loro primo lavoro. Non sopporto tante, ma tante altre cose. Ci vorrebbero trasmissioni intere. Ed un osservatorio permanente…

Orabona, si diverte ancora a guardare le partite dei Professionisti?

“Io mi diverto a vedere tutto il Calcio. Ogni giorno guardo almeno 2/3 partite. Il Calcio è vita. Dalla Serie A alla Zeta”.

E si diverte di più con i Professionisti o con i Giovani?

“Mi diverto con tutti. Con i ragazzi. E con gli adulti. Però con gli adulti c’è il risultato. Che è più stimolante”.

Orabona, qual’e’ la capacità più difficile da raggiungere per un giovane Mister?

“I fattori sono tanti. In Italia sono pochi i giovani Allenatori che riescono ad emergere. Soprattutto per chi non ha giocato. Ma chi arriva in alto, ha gli attributi. Non vedo molti Allenatori che non hanno giocato, perché a loro manca il “tatto”. Il rispetto verso l’uomo Calciatore. Perché, purtroppo, loro, non avendo giocato a buoni livelli, non conoscono determinati atteggiamenti. Il giovane Allenatore deve fare tanta, ma tanta gavetta. Oggi il Calcio è cambiato. Il Calcio va studiato. Il Calcio è innovazione”.

E per un Mister esperto?

“Oggi, se non studi, se non ti informi, se non crei varianti di gioco nuove, se non dai un po’ di “colore” alle squadre, si rischia di scomparire dal panorama degli Allenatori”.

Come si fa a valutare la prestazione di un Calciatore?

“Si valuta in tanti modi. In primis: il modo di stare in campo. L’interpretazione del gioco. Dei momenti. Dello spazio. Poi in base alle qualità tecniche. E motorie”.

E di un Portiere?

“La prestazione del Portiere è diversa dal Calciatore di movimento. A prescindere dalle doti tecniche, deve interpretare bene l’azione. E consigliare, ancor di più, la squadra. Posizionarla. E renderla efficace. Durante gli attacchi della squadra avversaria.”

Orabona, la qualità che più le piace in un atleta Calciatore?

“La determinazione. La fame. Se si hanno mentalità, determinazione e fame, si può raggiungere qualsiasi obiettivo. E’ anche normale che vicino a queste componenti, ci vuole anche il sacrificio, l’impegno, la dedizione. E tanta fortuna”.

La qualità che le piace di più in un Allenatore?

“Quella di creare un grande gioco. Di saper gestire bene le rose. I Calciatori a disposizione. Saper sfruttare appieno il parco Calciatori. “Leggere” bene la Partita. E di essere un grande comunicatore. Con la Stampa. Con i Calciatori. E con la Società”.

Orabona, la qualità che le piace di più in un Direttore Sportivo?

“Quella di non sottovalutare nulla. Di non bocciare nessuno apriori. Un Calciatore si prende in pochi momenti. Oppure, bisogna riservarsi una valutazione di almeno due settimane. E’ facile fare i Responsabili dell’Area Tecnica o i Direttori Tecnici? Si fanno tanti errori. Perché crediamo, io in testa, di essere portatori della “Verità”. Del “Vangelo” del Calcio. Invece, noi, semplici operatori calcistici, non abbiamo il “Vangelo”. Non siamo dei predicatori. Siamo semplici operai. Che dovrebbero, in pochi, o molti, istanti, capire le qualità umane e tecniche di un Calciatore”.

Ed in un Responsabile dello Staff Medico?

“Lo Staff Medico è cambiato. Sono aumentati i componenti. C’è maggiore controllo. C’è maggiore comunicazione tra le varie parti. Oggi lo Staff comprende tante figure. Tanti professionisti importanti. Che riescono a sopperire anche a lacune tecniche, relative alla mancanza di apparecchiature e macchinari. Io sono della vecchia guardia. Di quando il Medico Sociale riusciva ad ottenere grandi risultati con tecniche collaudate. Il miglior recupero in tempi brevi. Però è anche vero che il Calcio, oggi, è cresciuto proprio nel settore medico”.

Orabona, nello Staff del Preparatore Atletico?

“E’ cambiato molto il modo di allenarsi. Infatti è cresciuta molto la figura del Preparatore Atletico. Ci sono ancora tanti Preparatori Atletici del passato, che portano le proprie idee un po’ retrò. Ci sono, però, anche tanti Preparatori Atletici innovativi. Che hanno messo da parte la loro formazione e le loro idee, per stare al passo con i tempi. Per un Preparatore Atletico, il lavoro “a secco” (senza pallone) è la ciliegina sulla torta. Invece, oggi, il lavorare con il pallone, lavorare diversamente, da una parte fa perdere “tempi di lavoro” al Preparatore. Ma, d’altra parte, ne fa acquistare in conoscenza e formazione”.

Trova utile avvalersi del Mental Coaching?

“Lo trovo utile. Anche se credo che ognuno di noi debba avere questa qualità. Soprattutto chi è parte integrante della Società. In primis io, che sarei il Direttore Sportivo. L’Allenatore, che deve essere bravo a comunicare. Ognuno, compreso il Presidente, deve fare la sua parte. Nelle mie squadre, c’è un Preparatore Atletico che non solo mi dà un grosso contributo per la condizione atletica dei Calciatori. Ma mi migliora anche la mentalità dei ragazzi. Infatti, oltre ad essere un Preparatore Atletico, è un Mental Coach. Addirittura ha un’altra Laurea in Fisioterapia. Una sola persona che ha tre caratteristiche importanti. Fondamentali in un gruppo squadra”.

Orabona, Mister Spalletti?

“Prima che arrivassero a Napoli, non mi piaceva nessuno dei due. Di Mister Spalletti, pur amando la sua Roma, negli ultimi anni aveva un po’ cambiato il suo gioco. All’Inter ho visto cose orrende. A volte l’anno sabbatico aiuta a riflettere. A studiare. Infatti, arrivato a Napoli, è cresciuto molto. L’abbiamo visto crescere molto. Infatti ha ottenuto grossi risultati. Ha vinto il Campionato. Portando la rosa dei Calciatori ad alti livelli. Facendo giocare quasi tutti. Ed è normale che la sua partenza ci abbia sconvolti un po’”.

Mister Garcia?

Lo stesso pensiero lo avevo per Garcia. Quando è arrivato, avevo dei dubbi sulla sua guida tecnica. Però, nei primi giorni, ho visto un ottimo gioco. Un’ottima interpretazione dei moduli. La cosa che mi piace molto di Garcia: è molto bravo nella comunicazione. Anche meglio di Mister Spalletti. E, comunque, è importante avere, alle spalle, un ottimo Direttore Sportivo. E, soprattutto, un ottimo Presidente. Come ce l’abbiamo noi a Napoli. Che, quando sceglie un Allenatore, detta le sue direttive. E, quando si accettano le sue direttive, si sa che ti “copre” in tante cose. Ti sostiene, ti aiuta, ti consiglia. Perché è un grande imprenditore. E, forse, anche un grande uomo”.

Orabona, le improvvise dimissioni del C.T. Mancini?

“Un fulmine a ciel sereno. Non me l’aspettavo. Ringrazio il C.T. Mancini per la vittoria degli Europei. Che è stata quasi un miracolo. Purtroppo in tanti lo dimenticano. Io sono fiero di essere stato un tifoso che ha visto vincere la Nazionale. In un momento non semplice, per il Calcio italiano. Mancini, con poche risorse, inferiori alle altre Nazioni, è riuscito comunque a portare un Europeo. Poi, è normale, non sempre si vince. Non sempre si ottengono risultati. Nel post Europeo ha fatto diversi danni. Però, a prescindere dai danni, chi vince e poi sbaglia, deve aver sempre tempo e modo di rimediare. Mancini li ha avuti. Però, secondo me, si è comportato male. Non so se sia vera la questione Bonucci. Se gli sia stato imposto da Gravina. Poi, anche l’allontanamento di Evani. La Nazionale dell’Arabia Saudita. Per soldi. Nel Calcio stanno scomparendo la passione ed i valori. E di questo sono molto dispiaciuto”.

Cosa manca alla Ssc Napoli per diventare un Top Club?

“Secondo me il Napoli è già un Top Club. Da diversi anni. Però deve crescere come Brand. Nel Marketing. Come Settore Giovanile. Nella Comunicazione. In primis io avrei comprato la struttura di Soccavo. Farei una sede. La Under 23. Le Accademie per i Settori Giovanili in tutto il mondo. Tutto questo manca per essere un Club di statura internazionale. Per il resto, tecnicamente, il Napoli è già un Top Club”.

Orabona, quali sono le sue aspettative professionali?

“Nessuna. Nessuna perché, spesso, incontro vari Dirigenti e Presidenti che cercano di fare Calcio in maniera negativa. Io, non sono per niente ipocrita. Sono una persona leale, “pulita”, corretta. Che cerca di fare Calcio in maniera professionale, corretta. Ed ambisce ad arrivare, ad alti livelli, grazie ai propri meriti. Grazie alla meritocrazia. E non perché porta sponsor. Oppure perché sceglie Calciatori che portano sponsor. Ad oggi, non mi aspetto nulla. Ma vorrei avere una possibilità giusta. Per poter esprimere le mie capacità”.

Dove le piacerebbe lavorare da oggi ai prossimi cinque anni?

“Di sicuro all’estero. Mi piacerebbe tornare in un Campionato dell’Est Europa. Due stagioni fa sono stato in Bulgaria. In un Campionato in cui, in due anni, mi piacerebbe vincere. Per poi andare a superare il Turno Preliminare di Champions League. Questo è il mio sogno. In Nazioni come Albania, Bulgaria, Romania. In Romania mi piacerebbe rientrare. Secondo me è uno dei Campionati più importanti. Anche superiore a quello della Turchia. Anche se è cresciuto molto il Campionato turco”.

Orabona, come ha costruito il suo gruppo di lavoro, composto da professionisti in formazione permanente, cioè che si aggiornano quotidianamente?

“Ho scelto i miei uomini in base alle loro conoscenze culturali, tecniche e calcistiche. Ma, prima di tutto questo, sono stati contatti “a pelle”. Ho scelto prima l’uomo. Per poi mirare alle varie competenze. Il gruppo deve essere fedele. Deve accettare le mie direttive. Deve avere fame di arrivare. Come ce l’ho io, devono averla anche loro. E dobbiamo dare un grande contributo per far sì che la squadra, che ci prende in carica, arrivi più in alto possibile. Il lavoro di gruppo è importante se ci sono persone importanti. Io credo che in un gruppo si debba essere tutti numeri uno. A prescindere dai ruoli”.

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