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Essere proprietario di una Squadra di Calcio come il Napoli...


Sul Corriere del Mezzogiorno, leggiamo:

"Tifo praticamente assente, contestazioni al Presidente, come epilogo di un rapporto nato male. Le colpe vanno divise, anche se, più che di colpe, si tratta di una visione diametralmente opposta su che cosa è lo stadio. Un teatro, come vorrebbe il Presidente. Una bolgia, come vorrebbero i tifosi. Non si parla, ovviamente, di ricatti, soldi, camorra e altre amenità simili. 

Perché, quando si scivola sul penale, bisogna parlare con prove certe. Ed affidare ai magistrati il giudizio. È una diatriba che va avanti da anni - prosegue il Corriere del Mezzogiorno - ma perché esacerbarla proprio ora, dimostrando di essere fuori tempo, stonati, autolesionisti?

Essere proprietario di una squadra di calcio come il Napoli, dà grande visibilità. Ma impone anche limitazioni. Si è proprietari di qualcosa che, per la storia centenaria, appartiene anche ai milioni di tifosi nel mondo. E ad una intera città. Si possono, giustamente, applicare le proprie regole societarie. Ma - dice il Corriere del Mezzogiorno - non si diventa, automaticamente, padroni né della città, né della passione. Che sono, effettivamente, inscindibili. Regole restrittive. Per una tifoseria non più violenta di altre. Anzi. Mentre altrove si sentono odiosi cori razzistici e di discriminazione territoriale, da noi si canta. Sembrano paradossali".

Come ebbe a dire il mitico Principe De Curtis, in arte Totò: "sono io il padrone del dolore..."

A cura di Alessandro Cardito

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