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Gravina: "I bilanci delle società devono essere sani, per il calcio italiano è il momento di un cambio di direzione"

 


Gabriele Gravina, presidente della FIGC, è intervenuto durante l'incontro al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli a Santa Maria Capua Vetere per l'incontro il 'Regolamento del giuoco del calcio fra teoria e prassi’ ed ha rilasciato alcune dichiarazioni. Queste le sue parole:


"Stiamo lavorando per portare a casa l'organizzazione di un evento straordinario come l'Europeo del 2032, che permetterà di risolvere uno dei problemi che sta assillando il mondo del calcio, ovvero le infrastrutture. -afferma Gravina - Ho accettato volentieri l'invito ad essere qui, grazie di cuore all'Università Vanvitelli per aver avviato uno degli elementi fondamentali della crescita del mondo dello sport, ovvero la formazione: è uno degli elementi fondamentali per puntare ad una rivoluzione culturale, è questo il motivo per cui noi cerchiamo di aprire il mondo del calcio, chiuso ed autoreferenziale, e fa piacere verificare anche la contaminazione positiva nel mondo accademico. -prosegue Gravina - C'è una nuova forma di rinascimento sportivo, che tutti noi ci auguriamo di svoltare nel mondo del calcio. 



Oggi si parla di regole, non dobbiamo dedicarci solo al mondo delle regole in campo: ci sono delle regole fuori dal campo che sono altrettanto importanti, rappresentano per diverse ragioni un movimento che deve comunque puntare alla salvaguardia e alla stabilità della tenuta economica del nostro mondo. -continua Gravina - I bilanci delle società di calcio devono essere molto più corretti dei bilanci della società civile: devono mantenere un comportamento corretto, leale e retto. Questo rientra a far parte di un principio fondamentale, quello del mondo economico. L'etica è fondamentale nel mondo del calcio, c'è una stretta parentela con l'economia. Qualcuno ha pensato di abbandonare e ripristinare un principio di non sovrapposizione tra economica, etica e politica: dobbiamo invertire un concetto, l'economia è autonoma ma non può essere distaccata da etica e politica. -sottolinea Gravina - Quest'ultima deve capire che esiste un mondo dell'economica, del calcio e dell'economia del calcio che merita rispetto: alcuni nostri interlocutori cercano di svilire un mondo del calcio che è sveglio, e che impatta per lo 0,58% del PIL del nostro paese, 1,4 milioni di tesserati. Il 20% dei giovani dai 5 ai 14 anni sono tesserati per la FIGC, ci sono 570mila partite all'anno, versiamo allo stato 1,3 miliardi di euro all'anno. L'industria del calcio non può essere ridotta ad elemento critico nel panorama industriale, è un mondo che si rivolge a 12 settori merceologici diversi. Quando il calcio grida aiuto, non chiede assistenzialismo ma per rivendicare un posizionamento corretto nell'ambito industriale: ritiene che in un momento di crisi del settore, in cui anche noi dobbiamo fare la nostra parte, bisogna capire la tipologia di crisi. -ribadisce Gravina - Esistono due tipi di crisi: quella dialettica e quella entropica. 




La prima ha i segni per reagire, la seconda è un collasso per implosione di un sistema. Quando c'è questo livello di crisi, e parlo di muro di Berlino o Impero Romano, è il secondo caso: abbiamo bisogno di trovare un nuovo senso, non si esce da una crisi con piccole norme o regole o emendamenti, un bando più moderno. -ritiene Gravina - Serve un cambio di senso, di indirizzo: il calcio italiano deve capire che è arrivato il momento di un cambio totale di direzione, altrimenti avremo una implosione devastante. Se pensiamo che tutto si risolve aumentando il valore della produzione...se la Lega di Serie A potesse produrre di più ci sarebbero più risorse? Caliamoci nella realtà: il nostro mondo sul mercato si posiziona esaurendo la sua progettualità in cambio di denaro. -rimarca Gravina - Non è sufficiente, sappiamo benissimo che quando si parla di crescita si sa che alzare il valore della produzione seguendo altri modelli come quello inglese, che pure inizia a intravedere difficoltà. 



Bisogna mettere sotto controllo i costi, il rapporto tra valore della produzione e costo del lavoro si aggira al 90%: è l’anticamera del fallimento, dobbiamo trovare capacità per rifondare un sistema. Non serve solo la riforma dei campionati, serve riforma del calcio non più procrastinabile. Siamo coerenti, serve essere passionali, visionari ma con grande senso di responsabilità. -sostiene Gravina - Dobbiamo ripristinare l’equazione. Se invece coniughiamo l'idea come economia i cui fini vengono raggiunti con la politica sbagliamo tutto: riprendiamo in mano il senso di responsabilità. Ci sono dei criteri e delle regole non solo riguardanti il campo da gioco, ma anche responsabilità di cui mi faccio carico all'interno di un organismo politico che condivido con il presidente Casini e con un rappresentante dei club come De Laurentiis. L'interesse del singolo non può essere privilegiato, deve essere quello generale".

 

Conclude Gravina

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