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Abate: La Lingua Napoletana contaminata dal Francese

 


È risaputo che il francese sia la lingua che nei secoli ha maggiormente influito sull’italiano, ma nessuna città ha arricchito il suo vocabolario con i termini francesi come ha fatto Napoli nel corso della sua storia. Fra l’Italia e la Francia esiste un rapporto ambiguo. Ci chiamiamo cugini ma non abbiamo legami di sangue, anche se a volte ci amiamo e a volte ci odiamo. Sempre però con gran rispetto, un rispetto sancito dai secoli di storia che ci accomunano. Dall’epoca dei Romani agli Angioini ci siamo dominati e contaminati. Tutto il sud Italia ha subito l’influenza dei francesi in tempi diversi per cedere il passo ad altre dinastie regnanti di svariate etnie: spagnoli, austriaci e perfino gli arabi. La presenza dei francesi nella città si è alternata con quella d’altri popoli dominatori, per cui si è avuto un afflusso di francesismi che si sono amalgamati con quelli di altre lingue (soprattutto lo spagnolo), creando sovrapposizioni che ostacolano ancor più l’individuazione sicura delle origini di certe parole. Sono stati essenzialmente tre i periodi di dominazione francese: dopo l’esperienza degli Angioini (1266 – 1435), succedono Giuseppe Bonaparte (1806 – 1808) e poi Gioacchino Murat (1808 – 1815).

Ripercorrere la storia di ciascun vocabolo, soprattutto in assenza di documenti che permettano di stabilire con precisione la data d’inizio della loro diffusione, è un’impresa quasi impossibile, ma restano comunque tantissime le parole che abbiamo “rubato” al francese. Il commercio in atto tra la Francia e il nostro Paese, ha sicuramente favorito il dilagare di parole e modi di dire dei nostri cugini sul territorio italiano. Anche in seguito alla Rivoluzione francese e alla diffusione delle idee illuministiche, intellettuali napoletani e francesi si alternavano tra Napoli e Parigi. Anche grazie alla cucina la lingua Napoletana e i costumi Francesi si sono fusi perfettamente. bombò, bignè, buatta, crocchè, filoscio, monzù, pummarola, sartù, sono solo alcuni degli innumerevoli termini culinari che hanno invaso le nostre tavole. Non solo sono moltissime le parole derivanti dalla lingua francese, ma esistono anche strade e piazze di Napoli che riprendono la quotidianità dei nostri cugini. Piazza Francese, in zona Porto, si trova vicino piazza Municipio. Il Ponte dei Francesi, che è alle porte di San Giovanni a Teduccio; Via Renovella (da Rue nouvelle) e Rua Francesca, entrambe alle spalle di piazza Nicola Amore.

ALCUNE PAROLE FRANCESE- NAPOLETANO E IL LORO SIGNIFICATO

acheter (comprare) accattare, allumer (accendere) allummare, empresser (pressare), ampressa (di fretta), après (dopo) appriesso, arranger (organizzare) arrangiare (accomodare), bel et bien (davvero) bello e bbuono (all’improvviso), bijou (gioiello) bisciù (persona graziosa), blouse (camicia) ‘a blusa (la camicetta), bon bon (dolcetto) ‘o bombò, brioche ‘a brioscia pasta dolce da forno, boîte (scatola) ‘a buatta, bougie (candela) buscìa, bouteille (bottiglia) ‘a butteglia, cendrier (posacenere) ‘a ceneriera, chance (possibilità) damm”o canzo (dammi tempo), chaussette (calza) ‘a cazetta, cheminée (camino) ‘a cemmenera, chere (viso) Che brutta cèra (che brutto aspetto), quincaille (oggetti di ferro) ‘a chincaglieria (oggetti di poco valore), commode (armadio) o’ commò (cassettone), coucher (dormire) vatt”a cuccare (vai a letto), croquet (biscotto) ‘o crocchè ( crocchetta di patate fritta), fenêtre (finestra) ‘a fenesta, filoche (velo) Nu’ filoscio (frittata sottile o un panino lungo e sottile), fanfreluche (cosa da niente) Nu’ franfellicco (un ciondolo), fuir (fuggire) amma’ fuì (dobbiamo scappare), gateau (dolce) gattò (torta di patate), jaquette (vestito corto e stretto) ‘a giacchetta, lampe (lampada) na’ lampa (un falò), lumière (luce) lummèra (luminarie), malheur (sfortuna, cattiva sorte) malora rovina, maman (mamma) mammà, marpion (piattola) nu’ marpione (un furbacchione), emballer (imbrogliare) ‘mballare (intralciare), charmer (ammaliare) ‘nciarmare (arrabattarsi, aadoperarsi, nippe (fronzolo) nu’ nippolo (pelo di una stoffa), andouille (salsiccia di trippa e maiale) annoglia salsiccia di interiora, entretien (intrattenimento) o’‘ntattieno, enserrer (chiudere) ‘nzerrare, pareille (pariglia) na’ pparegli, peluche (di pelo) ‘o piluscio, postier (impiegato delle poste) ‘o pustiere (impiegato del banco lotto), rage (rabbia) ‘a rraggia, aisement (facilmente) na’ samenta (persona spregevole), sans façon (senza maniera) a’ sanfasò (senza un criterio) serviette (tovagliolo) ‘a sarvietta, chanteuse (cantante) a’ sciantosa (cantante di varietà), char à bancs (carrozza a 4 ruote) ‘o sciaraballo (il calesse), chic (elegante) scicco, chiffonière (cassettone) ‘a sciffuniera, chignon (pettinatura alta raccolta) ‘o scignò, échouer (fallire) sciuè sciuè (alla buona), chouchou (tesoro) sciusciù, s’égarer (sbagliarsi) sgarrare (eccedere), sparadrap (cerotto) ‘o sparatrapp’, Épargner (risparmiare) Sparagnare, Épingle (spilla) Na’ spingula., Tire-bouchon (cavatappi) tirabusciò., Troncoises (tenaglia) ‘a trunchesa., Table de toilette (mobile per toilette), ‘a tuletta (mobile con cassetti e specchio), Toupet (parrucca) ‘o tuppo (pettinatura alta raccolta).

Antonio Miele

(Giornalista)

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