AIA, caso D'Onofrio: le responsabilità del Presidente?
Su figc.it:
"La
FIGC comunica che il Procuratore Federale, esaminati gli esiti
dell’indagine svolta nell’ambito del procedimento disciplinare instaurato in
seguito alla nota "Vicenda D’Onofrio", ha deferito al Tribunale
Federale Nazionale Alfredo Trentalange, all’epoca dei fatti Presidente
dell’Associazione Italiana Arbitri (AIA), per i seguenti fatti:
a) ha omesso di
assumere qualsiasi iniziativa, anche la più minimale, per accertare i reali
requisiti professionali e di moralità del sig. Rosario D’Onofrio, con cui Trentalange
aveva un rapporto personale consolidato di vecchia data, prima della proposta,
fatta dallo stesso Trentalange, e conseguente nomina da parte del Comitato
Nazionale AIA (nel marzo 2021), a Procuratore arbitrale dell’A.I.A., mentre il
nominato era detenuto agli arresti domiciliari, perché condannato per
gravissimi reati concernenti la detenzione di sostanze stupefacenti;
b) per aver contattato
telefonicamente il Vice Presidente della Commissione Disciplinare Nazionale,
avv. Andrea Sandroni, che aveva riscontrato negligenza e inadeguatezza
professionale in capo a D’Onofrio quale componente della predetta Commissione,
chiedendogli di non assumere nuove iniziative contro Rosario D’Onofrio, e così
facendo - per proteggere D’Onofrio, - interferiva con l’attività, le
prerogative, l’autonomia e l’indipendenza di un Organo di giustizia sportiva;
c) per aver omesso di
assumere qualsiasi iniziativa, anche la più minimale, per controllare il
possesso dei requisiti professionali e di moralità necessari per l’attribuzione
al sig. Rosario D’Onofrio di importanti onorificenze e premi (arbitro
benemerito e premio Concetto Lo Bello), nel mentre D’Onofrio era detenuto agli
arresti domiciliari in quanto condannato per gravissimi reati concernenti la
detenzione di sostanze stupefacenti;
d) per aver omesso di
assumere ogni e più opportuna iniziativa, anche la più minimale, diretta ad
accertare e conseguentemente intervenire affinché il sig. Rosario D’Onofrio
garantisse un contegno diligente e una presenza regolare presso l’Ufficio, come
richiesto dal suo ruolo di Procuratore Nazionale AIA, tenuto anche conto della
rilevante mole di lavoro (1700 fascicoli l’anno) pendente presso il citato
Ufficio;
e) per non aver
adottato modelli organizzativi idonei ad assicurare uno standard minimo di
trasparenza e di correttezza amministrativa, finalizzati all’esecuzione presso
l’AIA di un’attività di controllo sui rimborsi delle spese anticipate dai
soggetti facenti parte degli Organi della Giustizia sportiva AIA, comportamento
che ha agevolato l’attività illecita di Rosario D’Onofrio, Procuratore
Nazionale AIA, il quale - per l’esercizio delle sue funzione dal mese di marzo
2021 al mese di agosto 2022 – ha presentato richieste di rimborso spese non
veridiche di rilevante entità alla FIGC e all’AIA stessa;
f) per aver comunicato
e distribuito durante il Comitato Nazionale AIA riunitosi a Caltanissetta il 12
novembre 2022 un documento (notizia poi riportata dalla stampa nazionale)
recante apparentemente le dimissioni dall’AIA di Rosario D’Onofrio, senza avere
previamente compiuto la benché minima verifica finalizzata ad accertare
attendibilità e veridicità del documento e del suo contenuto, nonostante vi
fossero plurime circostanze che deponevano per la non veridicità del documento
stesso;
g) per aver, nel corso
del Consiglio Federale del 15 novembre 2022, nel quale si discuteva il caso
'D’Onofrio', reso dichiarazioni non veridiche, in ordine alla avvenuta
acquisizione di un curriculum di Rosario D’Onofrio prima della sua nomina a
Procuratore AIA, ai titoli di studio e professionali posseduti da quest’ultimo
e alle presunte, ma inesistenti, autocertificazioni rese dal medesimo."
Se questi capi di imputazione fossero confermati, saremmo dinanzi a
comportamenti assolutamente inadeguati ai rispettivi ruoli. Continuo a rimanere
basito...
A cura di Alessandro Cardito (Direttore Responsabile)
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