Su SportFlash24, Luigi Gallucci ha intervistato Alberto Cerruti, storico inviato de “La Gazzetta dello Sport”:
Egregio Alberto, il calcio è in lutto per l’addio a “O Rei”. Da stasera e per sempre Edson Arantes do Nascimento è nei cieli insieme all’argentino Diego Armando Maradona. Lei li ritiene, in assoluto, i due più grandi calciatori della storia, con il massimo rispetto per tutti gli altri appartenenti alla categoria dei cosiddetti “migliori” ?
“Sì, perché Pelé ha vinto più Mondiali di tutti (3, ndr), mentre Maradona perché ha vinto in due continenti. E la prova è che di entrambi ne parliamo ancora dopo tanti anni”.
Le ‘prime volte’ ai Mondiali Qatar 2022: una squadra asiatica (Giappone) e una africana (Marocco) prime
classificate, contemporaneamente, nei rispettivi gironi; una compagine del Sol Levante vincente, sempre nella 1^ fase, contro 2 Nazionali ex trionfatrici (Germania e Spagna); un team africano tra i migliori 4. C’è un filo che lega tali exploit?
“Ciascuna di queste prestazioni è legata alla crescita del calcio nei rispettivi Paesi e alle competenze maturate in Europa da molti loro giocatori. Nel contempo, va evidenziato che, in concomitanza con tale miglioramento, si è registrato un abbassamento della qualità nelle Nazionali tradizionalmente più ricche di talento. E ciò è testimoniato dalle premature eliminazioni di Spagna e Germania”.
Tanti giocatori di Giappone, Marocco, Stati Uniti, Senegal e Australia sono professionisti in ambito territoriale
Uefa. Se a ciò aggiungiamo che, tra le prime 16, si sono piazzate anche 8 Nazionali del nostro continente, si può affermare che l’Europa, nonostante tutto, è ancora il cuore pulsante del calcio mondiale?
“Sicuramente, perché molti di questi Nazionali giocano nei 5 massimi campionati che si disputano in Europa, che per qualità sono i migliori al Mondo, e proprio tale elemento ha fatto la fortuna di squadre come il Marocco e altre”.
Germania al secondo ko consecutivo nei gironi, dopo il flop in Russia. Cosa significa?
“Il dominio del Bayern Monaco negli ultimi anni ha abbassato il livello del calcio tedesco e, nel contempo, nelle altre squadre non è cresciuto un numero di giocatori all’altezza della situazione. Del resto, esistono momenti di ricambio generazionale che toccano tutti i Paesi, anche quelli tradizionalmente più noti. Si pensi al fatto che l’Argentina ha rivinto un Mondiale dopo 36 anni e che il Brasile non ne vince uno dal 2002”.
Belgio: 3° nel 2018, ma stavolta subito fuori dai giochi. Secondo lei si tratta di una generazione d’oro o …di
bronzo?
“Secondo me la possiamo definire una generazione d’argento. Sin dai tempi dell’Europeo 1980 giocato in Italia, quando, capitanata dal futuro milanista Eric Gerets, arrivò in finale perdendo contro la Germania, il Belgio ha sì espresso ottimi calciatori, ma più di una volta ha ‘solo’ sfiorato l’oro. In pratica, si può parlare di una grande incompiuta”.
Per certi versi somiglia un po’ al destino calcistico dell’Olanda: club forti e titolati in ambito Uefa, ma, in
termini di Nazionali, non proprio ‘schiacciasassi’…
“Il paragone regge. Due Paesi confinanti, piccoli, con buoni apparati di base e in grado di tirar fuori anche autentici fuoriclasse, vedi l’olandese Cruijff, anche se, nel complesso, l’Olanda è stata quella più forte tra le due, non fosse altro che per le 3 finali mondiali raggiunte e per l’Europeo vinto nel 1988”.
Quale chiave di lettura rispetto all’uscita un po’ a sorpresa dell’Uruguay?
“Mi aspettavo di più, ma non va dimenticato che, tra i Paesi partecipanti al Mondiale, è il più piccolo a livello demografico, con soli 3 milioni di abitanti, meno della Croazia. Spesso la Celeste in passato ci ha abituato a prestazioni di un certo livello, ma, evidentemente, stavolta non si poteva pretendere di più”.
Ci si attendeva qualcosa in più da Spagna e Brasile. Cosa non ha funzionato?
“La Spagna si è presentata con troppi giovani. Sono mancati i giocatori di esperienza e il risultato è stato deludente. In campo, la squadra è rimasta prigioniera del possesso palla, ma, a differenza del recente passato, mancava il centravanti vero. E’ stata una squadra più orizzontale che verticale. In tal senso, ricordiamo che è diventata grande (2 Europei e un Mondialeconquistati tra il 2008 e il 2012, ndr) quando ha avuto un ciclo la cui ossatura di centrocampo era formata da calciatori di livello superiore (Xabi Alonso, Iniesta, Busquets, Xavi Hernandez) e ha potuto contare contemporaneamente su un attaccante concreto come Villa. E quindi in Qatar, non avendo tanti campioni in rosa tutti insieme, è tornata ai risultati del passato.
Il Brasile, invece, paga, a mio avviso, lo smarrimento della sua identità. Ora è un ibrido, in quanto non esprime i livelli del calcio ‘bailado’, ma nello stesso tempo non ha nemmeno lo stile e la solidità delle migliori formazioni europee. Oltre a ciò, anche la Seleçao, al pari della Spagna, paga la mancanza di un centravanti vero. Non c’è più la concretezza che si evidenziava ai tempi di Ronaldo ‘O Fenomeno”.
Ambito tattico: Argentina e Marocco – più di altre – hanno dimostrato che una difesa compatta e un contropiede di
qualità sono ancora gli unici antidoti per opporsi al cosiddetto calcio che ha, come riferimento, il pressing alto e il possesso palla esasperato…
“Io parlerei di grande organizzazione complessiva. Entrambe hanno espresso ottime fasi difensive, ma hanno saputo anche attaccare con qualità, un po’ come l’Italia del 1982. Insomma, squadre complete. Oltre l’Argentina, lo stesso Marocco ha evidenziato, infatti, grandi doti di equilibrio in campo”.
Argentina campione di Copa America 2021, Supercoppa intercontinentale 2022 e Coppa del Mondo 2022: è davvero la squadra
più forte in assoluto?
“In questo momento storico è la più concreta. Bisogna essere i migliori in determinati momenti, quando ci sono gli scontri diretti e i titoli in palio, perché in quelle fasi conta solo vincere ed entrare nell’albo d’oro. L’Italia nel 1982 non era migliore del Brasile, ma al Sarrià (contro i verdeoro in un match di girone livello quarti di finale, ndr) ed anche al Bernabeu contro Polonia e Germania, rispettivamente in semifinale e finale, è stata la più forte; poi…Può anche darsi che oggi la Francia, in termini di valori assoluti, sia migliore dell’Argentina, ma la realtà è che l’Albiceleste ha meritato”.
Tra 4 anni si prospetta un Mondiale per la prima volta a 48 squadre e giocato in 3 Stati (Messico, Canada e USA).
Come se lo immagina?
“Dal punto di vista logistico, più complicato di quello appena concluso in Qatar, date le maggiori distanze tra le varie sedi di gara. A livello agonistico, ci sarà più partecipazione alla 1^ fase, anche se le formazioni europee avranno solo 3 posti in più. Si passerà, infatti, dagli attuali 13 a 16. Alla fine, però, emergeranno sempre le compagini meglio preparate. E, in tale ambito, ricollegandomi al concetto espresso in precedenza sui tanti giocatori extraeuropei che già oggi beneficiano della loro militanza in alcuni tra i migliori club del nostro continente, penso che si stringerà ancor di più la forbice della qualità tra le Nazionali con maggiore tradizione calcistica e quelle emergenti, soprattutto Giappone, Corea del Sud, Canada, Stati Uniti, Senegal, Marocco e altre, in quanto queste ultime tenderanno a esprimerne ancora di più… E per le cosiddette big non sarà per niente facile raggiungere determinati obiettivi di vertice”.
Calcio del futuro: tempo effettivo o maxi recuperi?
“Sono contrario al tempo effettivo, perché in quel caso le partite durerebbero troppo. In ogni nazione ci sono ragionitelevisive che impongono tempi certi rispetto alle trasmissioni. Il calcio non può essere paragonato ad altri sport (due esempi, basket e pallanuoto, ndr). I recuperi possono avere un senso, ma non bisogna esagerare. Per evitare perdite di tempo, io, ad esempio, proporrei di ammonire tutti quelli che esultano per troppo tempo dopo un gol, così come già si commina il cartellino giallo quando il giocatore che ha segnato si toglie la maglia. Altre ammonizioni le darei a quelli che perdono troppo tempo nel battere i calci di punizione, i corner e le rimesse laterali, un po’ come
già accade in relazione ai portieri che temporeggiano eccessivamente nel rimettere in gioco il pallone. Ciò, a mio avviso, permetterebbe di aumentare i minuti netti e, quindi, eviterebbe i recuperi esagerati”.
Al Mondiale edizione n° 22, che si è concluso pochi giorni fa in Medio Oriente, si è registrata la 3^ assenza dell’Italia per mancata qualificazione. Che effetto le ha fatto?
“Non sono rimasto sorpreso, perché l’Italia (tutta) ha sopravvalutato la vittoria nell’Europeo dello scorso anno. Si pensi al fatto che per la prima volta nella storia, tra Mondiali ed Europei, ha vinto una squadra che, al termine dei 90 minuti, era sul risultato di parità in ben 3 dei 4 incontri cruciali a eliminazione diretta e, quindi, soggetti, per regolamento, a supplementari ed eventuali rigori. Naturalmente mi riferisco
ai tabelloni di tipo tennistico con Ottavi di finale, Quarti, Semifinali e Finale. Pochi mesi dopo, nel gruppo eliminatorio Uefa, nel quale gli incontri non erano soggetti a extra-time, è accaduta la stessa cosa con Bulgaria, Irlanda del Nord e Svizzera. E, a seguito di tali verdetti di campo, si è pagato dazio, in quanto siamo finiti secondi nel nostro raggruppamento vinto dagli elvetici. Insomma, a parer mio una logica e giusta eliminazione”.
Quali le cause tecniche dell’ultima mancata partecipazione?
“Tecnicamente, la squadra in questa fase storica non ha campioni. Gente davvero in grado di fare la differenza. E in
attacco sono mancate un po’ le alternative. Bisognava cambiare qualcosa negli 11 dopo l’Europeo, ma non è stato fatto”.
Qualcuno ha detto che i giocatori erano sazi dopo aver alzato la Coppa in Inghilterra…
“Tutto l’ambiente, stampa compresa, si è adagiato sul successo di Wembley. E’ mancata la grinta. Forse si credeva che
sarebbe bastato rimettere gli stessi giocatori in campo per vincere in automatico le gare delle eliminatorie. E invece… sono venuti fuori 4 pareggi”.
Come si può uscire da questa situazione così amara, frustrante per migliaia di italiani appassionati di calcio?
“Si può venire fuori da questa situazione puntando su un determinato gruppo di giocatori, senza fare troppi cambi. Se Mancini ne sceglie 30, deve lavorare su quelli, a meno che, nel frattempo, non nasca un nuovo Paolo Rossi. Il nostro commissario tecnico, invece, negli ultimi 2 anni ne ha convocati 60. Cambiare continuamente… non serve”.
Purtroppo non si può tornare indietro, ma negli anni Ottanta, con soli 3 stranieri per squadra, in campionato
giocavano tanti italiani e la Nazionale andava abbastanza bene…
“Indietro non si può tornare, ma è certo che all’epoca era più facile per un commissario tecnico costruire una Nazionale
rispetto ai tempi attuali. Poi oggi c’è anche un altro problema. Gli italiani …Non solo giocano poco nelle nostre squadre di club, ma sono in pochi pure quelli che disputano partite nei campionati esteri. Ed in questo caso è perché non abbiamo gente all’altezza. Purtroppo, in Italia gli interessi dei club e di coloro che ruotano intorno a essi sono talmente elevati che…Il tutto finisce col ripercuotersi negativamente sulla crescita dei nostri giovani e sulle prestazioni della Nazionale”.
Campionato Serie A 2022-23: sorprese e delusioni dopo le prime 15 giornate.
“La sorpresa è il Napoli. La delusione…l’Inter”.
Cosa pensa di questa anomalia di un torneo ‘spezzato’ in 2 da un Mondiale e chi, secondo lei, potrebbe
avvantaggiarsi di tale situazione?
“Penso che si riprenderà con i valori che sono stati espressi fino a metà novembre. E’ chiaro che il Napoli può perdere
una partita. Ma, nel complesso, dovrebbe restare tutto pressoché inalterato”.
Quale sarà, nelle prime 7 posizioni, la classifica definitiva, secondo lei?
“Napoli 1°, lotta tra Inter e Juve per il 2° posto, 4^ piazza per il Milan. Per gli altri tre posti Uefa se la dovrebbero
giocare Lazio, Roma e Atalanta”.
Caso Juve: cosa rischiano realmente i bianconeri a livello sportivo, a seguito dell’inchiesta Prisma?
“Nella peggiore delle ipotesi, la retrocessione e l’esclusione dalle competizioni europee per un anno. In alternativa, punti di penalizzazione da scontare nel prossimo campionato”.
A proposito di calcio europeo, ultima domanda con risposta flash. Haaland, Mbappé, Osimhen, Leao, Richarlison, Kvaratskhelia, Lautaro Martinez, Alvarez, Vinicius jr, Musiala: chi è oggi, secondo lei, l’attaccante più devastante tra quelli cosiddetti “emergenti”?
“Mbappé”.
Fonte: Luigi Gallucci su SportFlash24
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