Spalletti: “Ci aspettiamo molto da Kvara, Koulibaly uomo vero, ho sperato che Insigne rimanesse, ottimo rapporto con ADL, Totti e Icardi via? Non sono stato io… Di Lorenzo, capitano voluto da tutti”

Luciano Spalletti, allenatore del
Napoli, ha rilasciato una lunga intervista a “Linea Diletta”,
programma condotto da Diletta Leotta su DAZN.Queste le sue parole:


“Non e’ stato facile conciliare il silenzio
negli stadi durante il gioco nelle partite. Ma e’ dentro di noi che va trovata
la forza per affrontare certe situazioni. In Toscana è il luogo in cui riesco a
concentrarmi meglio per trovare le soluzioni per la squadra. In campo bisogna
trottare. -afferma Spalletti – Ne ho allenati molti di cavallini, ma ci tengo anche molto anche al
mio ciuchino, alla mia cavalla, che ce l’ha un po’ con me, perche’ non ha il
compagno, e alle mie galline. 



O sei quello che conduce o sei un passeggero
nella vita. Bisogna confrontarsi con gli altri quando si entra in campo. Mi
piace una squadra che va a dare battaglia a qualsiasi squadra. Quando abbiamo
giocato contro il Barcellona li’ abbiamo pareggiato, mentre in casa abbiamo
preso diversi gol. Ma mi e’ piaciuto di piu’ l’atteggiamento di quando abbiamo
giocato a Napoli. -prosegue Spalletti –  Diventa difficile raccontarlo. In pochi minuti abbiamo preso
due gol, ma come intenzioni mi e’ piaciuto quello che abbiamo proposto. Ci
parlo con i miei animali. Fare una cavalcata la mattina e’ tanta roba. Ho anche
gli struzzi, blackino e giallino. Sono elegantissimi. Quando blackino deve
baciare giallina fa una danza particolare con le ali. 



Il silenzio delle colline
e’ la cosa piu’ bella del mondo, li’ trovo la tranquillita’, mi sento come un
monaco in un convento per trovare soluzioni. Un po’ come fanno loro a pregare.
E’ sempre stato il sogno di famiglia, del mio papa’ che avrebbe voluto una
vigna e l’olio prodotto da lui per condire i pomodori. -aggiunge Spalletti – Ho anche due
spaventapasseri, Marce e Carl. Mio papa’ e mio fratello erano Marcello e Carlo,
sono nella mia tenuta come sentinelle del territorio. La maglia della rimessa
ha un titolo: “Apro gli occhi e ti penso, ed ho in mente te”. Questa
rimessa e’ nata perche’ loro avevano il desiderio di avere una cosa tutta loro.
La Panda e’ la mia auto preferita, sono fortunato, ne ho piu’ di una, una ne ho
qui e una a Napoli. Se l’ho ritrovata quella rubata? No, quando sono uscito
fuori all’albergo ci sono rimasto malissimo. Non è una cosa giusta da subire,
andrebbero puniti quello che l’hanno fatto. Mi piace pensare che sia servita a
qualche padre di famiglia per portare i suoi figli a scuola. Io ne ho un’altra
di Panda, in fondo va bene così e siamo contenti tutti. Napoli e’ una piazza
importante, calcisticamente parlando, hanno ambizioni forti, vogliono vincere. 



Fin dal primo buongiorno incontri la passione per i colori azzurri. Mi arrabbio
solo quando non viene riconosciuto l’impegno dei ragazzi. Anche quest’anno che
abbiamo cambiato molto ho apprezzato fin dal ritiro che abbiamo sviluppato le
conoscenze dei nuovi, che sono in sintonia con gli altri e meritano di vestire
questa maglia. I nostri tifosi possono stare tranquilli. -spiega Spalletti – Quando si mette mano
sulla squadra in maniera drastica occorre tempo per far crescere la squadra. I
leader li abbiamo, da Di Lorenzo a Rrahmani ad Anguissa e lo stesso Osimhen.
Gliel’ho gia’ detto in maniera diretta. Con i calciatori c’e’ un gruppo
whatsapp dove ci si confronta e si dicono delle cose. Il gruppo si chiama
“Sarò con te”. 



L’ho usato nelle partite in cui sono stato costretto a
rimanere a casa, come nella trasferta con la Juventus. Tutti dicevano che
quella gara andava rinviata perche’ c’erano molti calciatori con il covid. Gli
scrissi nel gruppo che ero contento che giocassero, perche’ li avevo visti in
allenamento. -ritiene Spalletti – Molti volevano giocarla, perche’ le occasioni per alcuni erano
poche. In quell’occasione dimostrarono che potevamo fidarci anche degli altri
calciatori. Siamo abituati a fare continue feste e cene con gli amici in
Toscana, dove si va a cementare l’amicizia. Ho anche degli Alpaca: Navigator,
Ombrone e Gaetano sono i loro nomi, sono dolcissimi, ho anche i documenti di
questi animali. Nella mia tenuta ho anche delle scale alte 18-20 metri, e’ un
messaggio per i bambini, come i sogni dei piccoli per toccare il cielo, ai
bambini piace diventare calciatori. Kvaratskhelia, detto Kvara, è affezionato
al numero 77. Ci aspettiamo molto da lui, e’ andato a sostituire un campione
che ha deciso di fare delle conoscenze diverse, dopo tanti anni di qualità e
Nazionale. 



Noi dobbiamo stare sempre con la volonta’ dei calciatori stessi. Ho
sperato fino all’ultimo che Insigne rimanesse con noi, ma non si puo’
trattenere per forza. Ho ricevuto premi particolari in Russia, vado fiero del
regalo ricevuto dai pastori ceceni, una pelliccia dei pastori del Caucaso, che
indossano quando vanno col gregge in montagna dove fa particolarmente freddo. -continua Spalletti – Evito di indossare il cappello, che è lo stesso che indossa Khabib Nurmagomedov
prima di salire a combattere sul ring. In Cecenia, in segno di amicizia,
regalano i migliori abiti, cavalli e lance. L’esperienza in Russia e’ stata
particolare, ho incontrato culture e modi di fare differenti. Era importante
riuscire a farsi capire. Per questo quando mi chiedono dell’esperienza di
Insigne all’estero credo che sia stato giusto concedergliela. Ho conosciuto
delle persone veramente forti in Russia. Anche gli stessi russi non vedono
l’ora che finisca il conflitto in essere. C’è una regola che ti impone di
andare dietro alle qualità e caratteristiche dei calciatori, dobbiamo riuscire
a mettere in campo una squadra e sviluppare un piano tattico dove i calciatori
dentro trovano se stessi e riescono ad esprimere tutto l’estro e la fantasia,
tutto il talento che posseggono senza andarli a limitare. Si ripartirà dal
4-3-3 che abbiamo utilizzato spessissimo l’anno scorso, sperando che ci dia la
possibilità di sviluppare un gioco apprezzabile per un pubblico esigente. 



Le
maglie preferite? De Rossi, Salah e Koulibaly. Kouli è veramente per me una
persona straordinaria, oltre ad essere un grande campione. E’ stato subito fin
dall’inizio, lui tutte le mattine veniva a salutarmi nel mio ufficio con questo
abbraccio fatto di muscoli, watt. Lui è il vero influencer dello spogliatoio.
Per me è come aver perso un collaboratore, perchè in campo con la sua voce e
prestanza fisica era come se fosse un allentore. Voleva sempre attaccare,
recuperare palla alta. Le parole erano sempre le stesse: ‘Mangia, mangia’,
ovvero mangia campo, andiamo a montargli addosso. -rièporta Spalletti – Quest’anno sarebbe stato
anche capitano, ne ho persi due in colpo solo. Per i capitani, mi disturba
sentire che io li ho fatti smettere e assolutamente non vero. Totti ha finito
quando tutti sapevano che io a fine anno avrei lasciato e quindi avrebbero
potuto farlo continuare. Icardi non è andato via con me ma quando c’era gà
Conte e l’avrebbe potuto usare da calciatore dell’Inter. Insigne ho fatto di
tutto per tentare di convincerlo ma lui ormai aveva scelto con la sua famiglia
di fare questa esperienza. 



Di Lorenzo? E’ stato facile dirgli che sarebbe stato
il capitano. Ha equilibrio, possiede questa qualità di relazionarsi con i
propri compagni e anche con gli avversari. Che goda il rispetto dei propri
compagni. Tutti lo volevano capitano quando ho parlato con la squadra. Il
rapporto con ADL? Scommettevano che sarebbe stata dura arrivare fino alla fine
della stagione, invece poi ci incontriamo e abbiamo i nostri punti di vista.
C’è un buon dialogo. -rivela Spalletti – Siamo quelli che amiamo dirsi quelle cose in faccia, lui
più di me perchè è un presidente tosto. Discorsi motivazionali? Abbiamo
iniziato con la scritta delle pettorine che è stato un incitamento al gruppo.
Attraverso questo abbiamo tirato dentro anche il pubblico, l’urlo del Maradona
è un urlo bellissimo da sentire e molte volte l’abbiamo avuto tutto pieno.
Andiamo alla ricerca di frasi da mettere in palestra o nello spogliatoio,
quelle che ci motivano. 



Molte cose che ci si dicono in maniera seria si
scrivono nella lavagna. Ci sono dei momenti in cui bisogna essere chiarissimi e
spesso scriviamo e firmiamo le cose, per poi rivederle insieme mesi dopo se
qualcuno non lo ricorda o non è d’accordo. Ci sono delle regole nella squadra,
spesso bisogna punire chi era sovrappeso. Ricordo quando Pizarro doveva pesarsi
che si toglieva tutto da dosso prima di salire sulla bilancia. -afferma Spalletti – Era bellissimo
quando tutti erano contenti quando superava la prova della forma, poi andava
nell’armadietto e mangiave le paste per festeggiare. Ho tutte le maglie di
Totti, è un giocatore che è stato fondamentale come apporto alla squadra,
personalità, forza e tutto. Ho anche la maglia che gli portammo a casa quando
si infortunò con la scritta ‘Forza capitano’. 



Questi sono quelli che tirano la
squadra da soli in campo e non bisognava dirgli niente. Se riavvolgiamo il
nastro per me diventa tutto chiaro su di lui, ma è chiaro che se si vogliono
cambiare delle cose vengono fuori dei messaggi non corretti. In quella squadra
c’erano tantissimi campioni e leader, se non avessi fatto la scelta giusta e un
torto a uno come Totti sarebbe stato impossibile arrivare secondi in
classifica. -ricorda Spalletti –  Poi mi dispiace perchè con lui ho avuto un grandissimo rapporto, io
mi innamoro dei miei giocatori veramente. Ho portato a termine il sogno di
vivere lo spogliatoio con giocatori di questo livello. 



Mi ha fatto diventare un
personaggio popolare quando poteva fare la serie su di lui, avrebbe fatto
l’esplosione di ascolti. La farò una anche io magari. I nomi dei miei vini? Il
‘Bordocampo’ lo paragono a De Rossi. Il ‘Rosso diretto’ lo paragono a Di
Lorenzo, è un vino del futuro di grande personalità. Il ‘Tra le linee’ può
essere Elmas, ho avuto Mertens e ho Zielinski, ma è uno che tra le linee ci
starebbe benissimo. Il mio modo di allenare? I dettagli fanno la differenza, io
mi alzo la mattina facendo di tutto per far andare le cose come voglio che
vadano. Far credere ai propri giocatori di essere più forti anche di quello che
pensano di essere è la chiave. Devono sapere di avere più qualità di quanto
pensino. Mi piacciono i giocatori che vogliono far innamorare i cuori dei
nostri tifosi, è da lì che passano le soddisfazioni”.

Conclude Spalletti

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Vincenzo Vitiello
Direttore Responsabile Terzo Tempo Napoli --- Napoletano di origine e milanese di adozione, segue tutto lo sport in generale ed il calcio in particolare. Oltre ad aver esercitato la professione di Docente di scuola media superiore, da giornalista ha collaborato con alcune importanti testate giornalistiche ricoprendo anche cariche dirigenziali.

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