Vocalelli: ''Il calcio si basa su un sistema che vincere ti aiuta a vincere e ti porta dei denari per essere competitivi''
Vocalelli: ''Spalletti? Essere aziendalisti non vuol dire sposare sempre le decisioni dell’azienda, vuol dire quello che si pensa e quello che sia giusto o sbagliato proprio perché si vuole il bene dell’azienda''
A Radio Marte, nel corso di “Si Gonfia la Rete”, è intervenuto Alessandro Vocalelli, giornalista. Queste le sue parole:“Napoli? In questi casi si tende ad avere fiducia, ma qualche dubbio ce l’ho. Perché se Koulibaly era il migliore difensore del campionato italiano, oggi non possiamo dire che senza di lui sia uguale. -afferma Vocalelli - È difficile pensare che possa arrivare qualcuno alla sua altezza. Poi sono andati altri calciatori che hanno fatto la storia. La situazione non lascia un grande margine di fiducia. Nel frattempo cambiano le gerarchie di quelle che inseguono, perché la Roma prendendo Dybala va ad insidiare un dei primi quattro posti.
Anche Sarri ha a disposizione una Lazio che sembra molto più su misura per lui. Lo conosciamo, se gli dai i giocatori adatti, la Lazio potrebbe essere una concorrente insidiosa per il quarto posto. Spalletti? Per me essere aziendalisti non vuol dire sposare sempre e comunque le decisioni dell’azienda, per me vuol dire quello che si pensa e quello che sia giusto o sbagliato proprio perché si vuole il bene dell’azienda. -prosegue Vocalelli - Non va a favore dell’azienda assecondare le decisioni. Penso che anche chi collabora debba dare suggerimenti o spiegare le cose che non vanno bene e si possono migliorare.
Mi auguro che almeno privatamente Spalletti parli con De Laurentiis e gli dica che per tenere il passo della concorrenza vanno fatte determinate cose. È in gioco sia la soddisfazione della piazza che il posto dell’allenatore. Mourinho non perde occasione per far sapere che si aspetta sempre di più. Il calcio oggi è un’azienda che deve produrre utili e si basa su un sistema che vincere ti aiuta a vincere e ti porta dei denari per essere competitivi. Non stare al passo con questa realtà ti fa finire per emarginarti. Non possiamo fermare l’acqua con le mani, i tempi cambiano e bisogna aprirsi a quelle che sono le nuove esigenze dei club importanti”.
Conclude Vocalelli
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